Il giornalista Andrea Purgatori intervenuto in Comissione al Senato fa pesanti affermazion riguardo la Santa Sede sul caso Orlandi.
È salito di nuovo alla ribalta il caso di Emanuela Orlandi dopo le presunte rivelazioni circa il luogo in cui sarebbe stata sepolta la ragazza da parte dell’ex carabiniere.
In Senato è sta per essere aperta una Commissione parlamentare di inchiesta politica al fine di ricostruire efficacemente lo scenario e fare un punto sulla situazione.
Ad intervenire in audizione preliminare alla Commissione Affari del Senato nell’ambito della discussione sull’istituzione di una Commissione d’inchiesta è stato Andrea Purgatori.
Giornalista, conduttore di “Atlantide” su La7, che ha seguito fin dagli inizi, 40 anni fa, la vicenda del rapimento della giovane e il fitto mistero che non cenna a dipanarsi.
Come aveva già fatto nella sua trasmissione televisiva ospitando Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che qualche mese fa aveva fatto pesanti insinuazioni sulla figura di Giovanni Paolo II provocando la generale indignazione dell’opinione pubblica e delle più alte autorità politiche e della Chiesa cattolica, ha proseguito con un duro attacco al Vaticano.
Parlando della sua lunga esperienza di indagine su questo caso, di cui il giornalista si è interessato da sempre e quindi che va avanti da più di 40 anni, accusa la Santa Sede di aver usato quella che definisce la “strategia del silenzio”.
E il tema che secondo Purgatori il Vaticano ha voluto occultare riguarda il ruolo dei servizi segreti nella vicenda.
“Nella mia esperienza sul caso Orlandi ho capito che c’erano cose di cui non si voleva parlare, ad esempio il ruolo dei servizi segreti” ha affermato volendo così aumentare un clima oscuro di insinuazioni come già fatto in televisione.
“Ben venga il fatto che il Papa abbia deciso di andare a fondo” dichiara in riferimento all’azione di Papa Francesco che nel gennaio scorso ha voluto che venissero riaperte le indagini dopo tutto questo tempo.
Prosegue ribadendo che non vede come possa esserci un conflitto di interessi tra il prosieguo dell’indagine penale e l’attività che potrebbe svolgere la Commissione d’inchiesta che si intende istituire volendo perciò fare tutto il possibile per ricostruire lo scenario e poter arrivare finalmente alla tanto agognata verità.