Emanuela Orlandi, il Vaticano si esprime contro la commissione d’inchiesta. I risvolti dell’indagine. Ecco cosa sta trapelando
È il 22 giugno 1983 quando Emanuela Orlandi, cittadina del Vaticano, scompare improvvisamente nel nulla. La giovane esce di casa, come di consueto, per recarsi a lezione di musica. Non farà mai più ritorno. La sparizione della ragazza, oggi, è ancora uno dei casi di cronaca irrisolti del nostro Paese. Incredibile risonanza mediatica data specialmente dal presunto coinvolgimento dello Stato Vaticano implicato con la Banda della Magliana.
Gennaio 2023: Papa Francesco e Alessandro Diddi decidono di riaprire nuovamente il caso. Dopo 40 anni vengono nuovamente ascoltati testimoni ancora in vita come la compagna della classe di musica di Emanuela e il cardinale Giovanni Lajolo che, all’epoca dei fatti, ricopriva un ruolo di alto prestigio nella Santa Sede. Marzo 2023 viene istituita una commissione d’inchiesta; maggio 2023 si apre la terza inchiesta sulla sparizione.
Emanuela Orlandi nasce nel gennaio 1968 all’interno di una famiglia commessa nella Prefettura pontificia. Particolarmente avvezza alla musica, frequenta i corsi di pianoforte presso l’Accademia sita in Sant’Apollinaire. Il giorno della sua scomparsa, la Orlandi esce alle 16 per ritornare poco dopo le 19. Durante il tragitto chiama la sorella da una cabina telefonica per dirle di essere stata fermata in strada da un uomo che le propone un lavoro.
Sono le 19.30 e la giovane Emanuela non è ancora rientrata in casa. I fratelli iniziano a cercarla presidiano i luoghi che era solita frequentare. Fu solo alle prime luci dell’alba che venne formalizzata la denuncia di scomparsa. Casa Orlandi inizia a vivere nella paura: telefonate anonime si susseguono una dopo l’altra. Presunto Pierluigi fornì alcune informazioni attendibili. Sostenne, infatti, di aver incontrato due ragazze di cui una con che suonava il flauto.
Nel corso degli anni le indagini hanno coinvolto sia la polizia locale che quella vaticana. Sono emerse numerose teorie e il probabile coinvolgimento di alcuni dei più alti membri della gerarchia ecclesiastica. Ipotizzati, oltremodo, anche disparati luoghi di sepoltura che non hanno portato ad alcun risultato. Oggi, a distanza di 40 anni, il caso è stato riaperto per volontà di Papa Francesco.
Intervenuto in tal proposito anche Alessandro Diddi (promotore di giustizia dello Stato Vaticano) il quale sostiene che l’istituzione di una commissione d’inchiesta potrebbe essere considerata come una intromissione perniciosa – queste le sue parole. Il presbitero ha spiegato di volere giustizia e di voler contribuire alle indagini. La ricerca della verità è il suo unico e solo obiettivo.
Le indagini sono in corso – ha ammesso Diddi. Attualmente la commissione d’inchiesta è stata già approvata dalla Camera, mentre si attende a tal proposito la conferma (o meno) da parte del Senato.