L’importanza della relazione nella Chiesa in dialogo con il mondo nel libro di mons. Derio Olivero appena pubblicato.
Si chiama “Il pane, il vino, la bellezza“, è il libro scritto da mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo in Piemonte. Il monsignore, che è presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo pone l’attenzione su incontro e relazione, come punti fondamentali da cui non si può prescindere.
La centralità delle relazioni umane, in una società in cui l’individualismo è la marca predominante si rivela oltremodo necessario al giorno d’oggi.
Curare i rapporti con Dio e con gli altri, per un credente, è un elemento imprescindibile. “Siamo (anche) chi incontriamo” afferma il presule e alle relazioni va dato un posto di primo piano.
Questo libro arriva dopo anni di lavoro sul tema della convivialità e delle relazioni. Ma il monsignore è autore anche di Lettere pastorali sull’arte come altra grande tematica e come dimensione da recuperare.
Molto spazio nel volume viene dato anche alla tavola, luogo di condivisione e di festa, di scambio e di confronto. In risposta ad un individualismo dai tratti sempre più esasperati acuito dal periodo della pandemia, bisogna adesso invertire la rotta.
La Chiesa percepita lontana deve mettere al centro la relazione
Come si evince anche da questo tempo sinodale, spiega mons. Olivero, la Chiesa è spesso sentita lontana, distante dai bisogni dell’uomo.
Bisogna operare in modo da superare questa percezione e inserire il cristianesimo al centro della vita non a margine.
L’essenzialità delle relazioni è illustrata anche attraverso l’esempio per cui l’identificazione della persona oggi passa attraverso la definizione di se stessi in base al lavoro che si fa, agli studi fatti, a ciò che si produce in termini materiali.
Ma in realtà, fa notare il vescovo, la nostra identità si struttura anche dalle relazioni che abbiamo, che non costituiscono un abbellimento della vita, ma una componente essenziale.
Il Cristianesimo è “la bella notizia sulla vita“, afferma mons. Olivero, e bisogna recuperare l’aspetto gioioso e trasmetterlo diventandone testimoni.
Parla anche dell’importanza e della necessità di dare nuova forza alla liturgia che troppo spesso viene percepita come un peso perché evidentemente non compresa nel modo giusto.
Trasformarla in “sorgente rigenerante“, dice il vescovo, un aspetto importantissimo da affiancare ad un recupero dell’educazione alla bellezza.
Lo sguardo deve essere educato, abituato non a guardare qualcosa per possederla, ma con un atteggiamento contemplativo.
L’arte aiuta a cogliere il mistero delle cose e in quella dimensione che può sfuggire al ragionamento ma che viene afferrata in una dinamica che si stacca dalle logiche scientifiche e puramente materiali.
Infine, il sottotitolo del libro è “un vescovo in cerca di complici” e sta ad indicare un progetto comune che riguarda tutti e a cui ognuno deve cooperare con le sue attitudini e la sua vocazione.