I rapporti tra la Santa Sede e il Vietnam svoltano con un accordo che prelude ad un nuovo inizio basato sulla fiducia e e il rispetto reciproco.
Le relazioni tra il Vaticano e lo Stato del Vietnam sono in una fase di svolta positiva. Recentemente è stato stilato un accorso che segna quello che può a tutti gli effetti esser considerato un punto di partenza, un nuovo inizio.
Si tratta di un’intesa che significa molto. Ad Hanoi, la capitale del Vietnam verrà mandato un rappresentante pontificio residente.
Come ha commentato il Segretario di Stato card. Pietro Parolin, non si tratta semplicemente di un traguardo raggiunto, ma dell’inizio di una nuova fase che avviene nel segno “del reciproco rispetto e della reciproca fiducia“.
Non è un nunzio apostolico, ma un rappresentante pontificio che starà in pianta stabile, creando quella che è definita “res nova in iure“, una nuova modalità accettata dalle autorità vietnamite.
I rapporti erano tesi già dagli anni ’50, quando c’era un delegato apostolico che rappresentava il Papa presso la Chiesa locale ma non nei confronti del governo.
Poi dopo il 1975 i rapporti si erano del tutto interrotti, la delegazione aveva terminato l’attività e il governo socialista del Nord del Paese aveva occupato anche il Sud che era sostenuto militarmente dagli Stati Uniti.
L’inasprirsi dei rapporti e la speranza per il futuro
Il governo comunista non aveva nessun contatto con la Santa Sede e i rapporti anche con la Chiesa locale furono estremamente difficili per molto tempo.
Nel 1989 c’era stata un’apertura quando il card. Roger Etchegaray è riuscito a svolgere una visita ufficiale nel Paese.
Si stabilì la prassi di una visita annuale di una delegazione vaticana per attuare contatti sia con le diocesi che con il governo.
Un altro passo avanti fu fatto quando nel 2009 il presidente vietnamita Nguyen Minh Triet si recò in visita da Papa Benedetto XVI e si creò il terreno per poter nominare dal 2011 un rappresentante pontificio che però era non residente.
Adesso invece si è passati ad un rappresentante pontificio residente, e questo rappresenta davvero un punto di svolta.
Avrà modo di partecipare agli incontri diplomatici, ai ricevimenti, e ad avere incontri personali con il Corpo diplomatico.
Sicuramente un segno di apertura e dialogo e come specifica il card. Parolin, l’obiettivo che si vuole raggiungere è che questo rappresentante “possa essere un ponte per migliorare ulteriormente le relazioni tra Vietnam e Santa Sede“.
La soluzione condivisa che è stata trovata fa auspicare che si proceda in questa direzione.
Il pensiero cristiano si basa su un realismo che richiamando alla fede considera le relazioni umane e quindi anche tra gli Stati in una dimensione di rispetto, apertura e in cui la pace è un valore da mettere al primo posto.