Come è avvenuta la sepoltura nel corso dei secoli? Dall’uso di seppellire nelle chiese ad arrivare ai cimiteri l’evoluzione del culto dei morti.
Dare sepoltura ai defunti è qualcosa che l’uomo ha sempre messo in atto. Il rispetto dovuto al corpo che rimane su questa terra dopo la morte è insito nell’essere umano di tutti i tempi.
Attraverso i secoli le evoluzioni e i cambiamenti di usi e consuetudini sono state ovviamente numerose e ciascuna porta con sè profondi significati che la collegano allo spirito dell’epoca e ai valori che dominavano in un determinato tempo.
Tracciando un breve e rapido excursus delle varie modalità di sepoltura possiamo vedere come il culto dei morti da una connotazione prettamente religiosa si spoglia via via da questo carattere e di conseguenza cambia forme di espressione.
Dopo le numerose tradizioni di epoca precristiana circa la sepoltura dei morti con la presenza di necropoli che erano delle vere e proprie cittadine tombali e con le varie modalità, anche complesse e articolate, riguardo la conservazione del corpo si passa alle usanze delle prime comunità cristiane.
I cristiani dei primi secoli non hanno subito cancellato molte tradizioni e in parte anche i riti pagani lasciandoli coesistere inizialmente con il nuovo credo.
Si distinguevano però per celebrazioni festose e gioiose, credendo nella Resurrezione, e solo in un secondo momento, data l’incertezza per la sorte eterna del defunto i toni si attenuarono e si lasciò più spazio al dolore umano.
Dalle “città dei morti” ai cimiteri fuori città
Nel Medioevo prende piede l’uso di seppellire i morti all’interno delle chiese: era la cosiddetta “sepoltura ad sanctos et apud ecclesiam“.
Era inteso tutto lo spazio che circondava la chiesa non solo l’edificio sacro e lì, essendoci spesso anche le tombe dei Santi, i defunti venivano considerati sepolti in un luogo sicuro, santo.
I poveri andavano in fosse comuni mentre le persone facoltose o i personaggi importanti avevano ovviamente uno spazio migliore e una localizzazione ritenuta più prestigiosa.
L’esistenza di cimiteri attorno alle chiese persiste ancora fino ad oggi in molte località degli entroterra e in piccoli centri.
Da questo venne l’espressione camposanto, un campo vicino al luogo sacro. Se nel 1527 a Roma fu istituita la Confraternita della Morte nata con il compito di seppellire le vittime dei Lanzichenecchi in seguito riguardò la sepoltura di tutti i poveri.
Nel XVIII secolo ci furono importanti riforme cimiteriali e ancora tutti i defunti venivano inumati nei pressi delle chiese e poi dopo diversi anni i sepolcri venivano svuotati dalle ossa rimaste per far posto ad altri.
L’Illuminismo avversò l’uso di seppellire apud ecclesiam per motivi ritenuti di igiene pubblica. La vicinanza con le salme veniva considerata nociva alla salute e iniziò quel fenomeno che si sviluppò nel secolo successivo della sepoltura alle porte delle città.
È la modalità moderna tuttora presente anche nella nostra epoca contemporanea. Dalle città dei morti, le catacombe paleocristiane, alla sepoltura ad santos per poi arrivare ai cimiteri fuori città.
Disgregandosi anche la concezione di Dio al centro della vita dell’uomo, con la sparizione dell’orizzonte della vita eterna posto in primo piano, la morte è stata sempre più accantonata come elemento da temere.
Di conseguenza il culto dei morti si è completamente trasformato e con la multiculturalità odierna il corpo è visto in modo preponderante esclusivamente come materia e al giorno d’oggi la cremazione delle salme è una pratica molto diffusa.
La preghiera per i defunti nasce comunque con il cristianesimo e tra le preghiere cattoliche l’Eterno riposo è certamente la principale.