Opinioni diverse sulla decisione di un sacerdote abusato in passato di rivelare ciò che ha subito. C’è chi teme un discredito per la Chiesa.
Può essere un danno per l’immagine della Chiesa la rivelazione di un abuso subito da parte di un sacerdote quando era seminarista?
Il caso è scoppiato in una piccola città italiana. Un sacerdote ha confessato pubblicamente di esser stato oggetto di un abuso sessuale molti anni prima, quando era ancora un seminarista.
Qualcuno non è stato d’accordo con la confessione perché successa molto tempo prima e teme che questo getti semplicemente discredito sulla Chiesa tutta senza che possa esser fatta effettivamente giustizia.
Ma davvero può essere così? L’istituzione può risultarne danneggiata oppure non si tiene conto di tante sfumature che riguardano l’abusato anche se sono trascorsi numerosi anni.
Gli abusi nella Chiesa sono una ferita aperta con cui la Chiesa stessa sta facendo i conti. A cercare di debellare e porre fine a situazioni criminali di tal genere è stato già San Giovanni Paolo II che ha dato un forte impulso in questa direzione con fermezza e senza tentennamenti.
Anche papa Benedetto XVI ha proseguito su questa strada e ora papa Francesco sta continuando l’opera di pulizia iniziata dai suoi predecessori cercando di portarla a compimento.
La psicologia della vittima e l’importanza di denunciare
Quanto all’opportunità di denunciare o anche soltanto di confessare un abuso accaduto molti anni prima, come nel caso in questione, bisogna considerare molti fattori.
Innanzitutto la ferita che provoca un abuso può essere così profonda che ha bisogno di tempo, anche tanto, per essere elaborata e ognuno ha i suoi tempi.
Tenendo conto di questo si deve aggiungere che ogni vittima ha il diritto di denunciare l’aggressore, chiunque egli sia, quindi anche se si tratta di un uomo di Chiesa, e in un certo senso anche di più, in modo che non possa nuocere se svolge ruoli a contatto con gli altri.
Non sempre, soprattutto se l’età della vittima è giovane, c’è la forza sufficiente per esternare tutto. Se c’è poi un clima di omertà, silenzio e occultamento della cosa, i rischi sono sia che l’abusatore continui ad abusare, sia che l’abusato rimanga bloccato da un’elaborazione del dolore adeguata.
Alla questione se i bambini devono essere informati di queste questioni e se è giusto che l’accaduto sia stato rivelato pubblicamente e arrivato alla loro conoscenza, certamente devono essere informati nel modo giusto e con un accurata preparazione.
Denunciare il male che è un abuso è un diritto e anche un dovere nei confronti degli altri, per preservare altre persone.
Mnetre la Commissione della tutela dei minori fissa le linee guida anti-abusi, anche il card. Zuppi, presidnete della Cei e arcivescovo di Bologna all’ultima assemblea della Conferenza episcopale italiana ha afforntato tra gli altri anche questo argomento.