Il 14 agosto si ricorda San Massimiliano Maria Kolbe, il sacerdote polacco ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz.
Fondatore della Milizia di Maria Immacolata, San Massimiliano Maria Kolbe, subì il martirio della deportazione, della prigionia e dell’uccisione da parte dei nazisti, offrendo la sua vita in sacrificio al posto di un altro uomo.
Nacque con il nome di Raimondo a Zdunsnka – Wola in Polonia l’8 gennaio 1894. IL padre era un tessitore e la madre faceva la levatrice.
Da giovane entrò tra i frati francescani conventuali prendendo il nome di Massimiliano Maria. Studiò prima a Cracovia, poi a Roma, teologia e filosofia.
Negli anni che trascorse in Italia si sviluppoò fortemente la sua devozione alla Madonna e questo lo portò a fondare insieme ad altri confratelli la Milizia di Maria Immacolata per diffonderne il culto anche attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca e cioò la stampa e la radio.
La preghiera del rosario e l’adorazione eucaristica erano le sue forme contemplative preferite. Il suo obiettivo era contrastare le ideologie totalitarie e anticristiane e far fornte alle sfide che poneva la crescente industrializzazione e il materialismo.
La missione in Giappone, la persecuzione e il sacrificio
Dopo diversi anni passati in Italia dove imparò benissimo la lingua italiana e si ammalò e poi guarì di tubercolosi, fece ritorno a Cracovia e lì diventò il rettore del seminario.
Fondò la rivista Cavaliere dell’Immacolata, che da 5 mila copie iniziali arrivò ad avere una tiratura di un milione. Vicino Varsavia fondò Niepokalanov, la Città di Maria, un seminario missionario che aveva all’interno anche una tipografia.
In questo luogo offrì rifugio ai primi rifugiati polacchi, tra cui molti ebrei perseguitati. Nel 1930 andò in missione in Giappone dove edificò un convento che prende il nome di Giardino dell’Immacolata, in giapponese.
Fa un viaggio anche in India, poi nel 1936 ritorna in Polonia. Quando il Paese venne occupato dai nazisti Massimiliano Kolbe fu arrestato nel 1939 e subì tre mesi di prigionia.
Temporaneamente rilasciato fu arrestato nuovamente nel 1941 e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz.
Gli venne dato il compito del trasporto dei cadaveri. Più volte venne picchiato e bastonato. Riuscì di nascosto per due volte a celebrare la messa avendo trovato a dispozione un pò di pane e un pò di vino.
Nell’agosto dello stesso anno dopo che uno dei progionieri aveva tentato la fuga i nazisti scelsero 10 persone della stessa baracca dell’uomo per farle morire in quello chiamato il bunker della fame.
Uno dei condannati piangeva perché non voleva morire per tornare da moglie e figli, e allore Massimiliano Kolbe si offrì di morire al suo posto.
Lo scambio venne concesso e dopo due settimane di agonia senza cibo e acqua Kolbe era ancora vivo e riusciva a cantare inni a Maria.
Viene così ucciso alla vigilia della festa dell’Assunnzione di Maria, il 14 agosto con una puntura di acido fenico. Poi i corpi dei prigionieri furono cremati e le ceneri disperse.
Una delle sue frasi più celebri è detta al carnefice che stava per ucciderlo. Gli disse: “Lei non ha capito nulla della vita, l’odio non serve a niente, solo l’amore crea“.
Sempre martirizzata dai nazisti c’è anche Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, ebrea convertita e suora carmelitana, la cui memoria liturgica cade anche in agosto, qualche giorno di prima di San Massimiliano Kolbe.