Invocato nel caso di molte malattie, San Rocco è il taumaturgo francese e pellegrino che la Chiesa ricorda il 16 agosto.
È patrono di numerose località, e fin dal Medioevo è invocato nel caso di malattie e pestilenze. Anche durante la pandemia di Covid si è scelto di pregarlo per richiedere la sua intercessione affinché cessasse al più presto.
San Rocco nacque a Montpellier in un periodo tra il 1345 e il 1350. Figlio di una ricca famiglia, la sua nascita avvenne quando i genitori erano già avanti negli anni e avevano ormai perso la speranza di avere un bambino.
La madre gli diede un’educazione sentitamente cristiana e lo indirizzò verso la devozione alla Beata Vergine Maria.
Studiò all’università di Montpellier e poi, ventenne, quando morirono entrambi i genitori decise di vendere i suoi averi per darli ai poveri e intraprese un pellegrinaggio verso Roma.
Scelse l’abbigliamento tipico dei pellegrini dell’epoca e si incamminò alla volta della città cristiana attraversando la Francia per la via tolosana proseguendo per la via francigena.
In quel periodo c’era una terribile epidemia di peste e si narra che lui invece di fuggire davanti ai malati li soccorreva e li aiutava manifestando doti di grande carità.
La vita in Italia e la prigionia
Si racconta che San Rocco fosse piccolo di statura, esile, biondo e dalla carnagione chiara e delicata. Dopo il suo pellegrinaggio a Roma si recò anche in Toscana, in Emilia -Romagna e risalì fermandosi in varie città della Lombardia.
In tutti questi luoghi c’erano epidemie e lui si metteva in soccorso dei più soli e abbandonati. Ci furono delle guarigioni miracolose che vennero attribuite al suo intervento per cui si diffuse la fama di taumaturgo.
Nella zona di Piacenza capitò che venne contagiato e si ritirò in una grotta dove sembrava che fosse terminata la sua vita.
Ma fu aiutato e curato da un nobile signore, Gottardo Pallastrelli che una volta che Rocco guarì voleva seguirlo, ma lui glielò sconsigliò, la sua vita era molto esposta al pericolo.
Gottardo divenne però il primo biografo del santo. Oltre alle persone assisteva anche gli animali colpiti dalla peste e quando fu debellata a lui venne attribuito il merito. Per il suo amore per gli animali viene considerato il protettore dei cani.
L’ultima parte della sua dalle lacunose fonti risulta collocata a Voghera in Lombardia dove aveva dei parenti per parte di madre.
Rocco andò e lo fece in abiti consumati, con il volto ancora segnato dalla malattia tanto che nessuno lo riconobbe. Non volle svelare la sua identità dichiarandosi semplicemente “un umile servitore di Gesù Cristo” e fu considerato una spia, un ingannatore.
Per questo fu arrestato e condotto di fronte al governatore, che era suo zio. Ma lui non dichiarò chi fosse in realtà e si pensa che rimase in prigione dai 3 ai 5 anni.
Durante la prigionia non solo non si lamentava della sorte che gli era capitata, ma si purificava attraverso penitenze e mortificazioni.
Alla fine morì per gli stenti nella notte tra il 15 e il 16 agosto di un anno imprecisato che si colloca però tra il 1376 e il 1379.
Dato il suo comportamento in carcere, la sua mitezza e la sua bontà d’animo era considerato da tutti un innocente. Quando morì ci fu molta commozione e unita alla fama di taumaturgo che si portava dietro fu considerato proprio così in particolare per quanto riguardava il flagello della peste.
Infine fu identificato da una parente per la croce rossa che era impressa sul suo petto. Considerato da subito un santo la sua salma fu deposta in una chiesa e fu canonizzato nel secolo successivo.
Non pochi santi hanno la fama e il carisma di taumaturghi: tra questi si ricorda anche San Guglielmo, santo spagnolo che visse a Montevergine.