Ennesimo femminicidio: è una ragazza di 21 anni vittima della furia assassina del fidanzato. È successo a Bolzano, choc per tutta la città.
I numeri sono sempre più alti: è il 73° femminicidio che viene compiuto dall’inizio dell’anno ed è pure il terzo in Trentino-Alto Adige nello stesso mese.
Questa volta è una giovane ragazza di 21 anni, Celine Frei Matzhol, trovata morta a Silandro in Val Venosta, nella casa dell’ex fidanzato.
Massacrata a coltellate, è stato fatto scempio del suo corpo rimasto dilaniato. Erano stati insieme solo 4 mesi, poi si erano lasciati.
Ma Omer Cim, 28enne di origini turche, non ha accettato la situazione e ha reagito con efferata violenza. Possessivo e violento il ragazzo si è dimostrato aggressivo anche dopo l’omicidio quando ha tentato la fuga ed è stato preso dopo che i poliziotti hanno sparato alle gomme della sua auto per fermarlo.
Omer perseguitava Celine e la cosa era ormai nota a tutti. Lei lo scorso giugno lo aveva denunciato, lui, che lavorava come tuttofare in un hotel recentemente si era fatto licenziare per essere libero di pedinarla.
La ragazza era del tutto intenzionata a non aver più niente a che fare con lui, ma il 13 agosto scorso lui è riuscito a strapparle un ultimo appuntamento al quale lei si è presentata.
Dramma femminicidio: soliti copioni che si ripetono
È in via di accertamento se Celine sia andata a casa dell’ex volontariamente o sia stata costretta con la forza, ma lì è stata uccisa con numerose coltellate.
Sembra che abbia tentato di fuggire, ma non c’è riuscita. Trovata morta il giorno successivo, Omer è stato arrestato dopo una fuga roccambolesca fuga in auto: voleva raggiungere l’Austria forse per nascondersi.
Un copione che sembra ripetersi in storie e storie tutte con tratti comuni. Ex fidanzati o compagni che non accettano la fine della relazione, possessività, gelosia, personalità narcisistiche che assogettano l’altra.
Solo qualche mese fa ha richiamato molto l’attenzione il caso di Giulia Tramontano, la 28 enne incinta uccisa dal compagno che aveva una doppia vita.
Ma sono davvero tanti i casi e da più parti ci sono analisi e approfondimenti per comprenderne a fondo le cause e tentare delle soluzioni a questa piaga.
Lo psichiatra Paolo Crepet si è espresso con molto rigore e autorevolezza riscontrando nell’educazione alla violenza a cui sono attualemnte abituati i giovani una delle possibili cause primarie alla base di comportamenti che sfociano in delitti di questo tipo.
Educazione sbagliata e mancanza di valori dilagante che investe tutta la società e tutte le fasce d’età: questa è certamente una spiegazione dell’insorgenza di questi fenomeni, ma la cosa più importante è cercare di invertire la rotta.
Anche la politica intende proseguire in un percorso di lotta al femminicidio che anche con l’accentuarsi delle misure di prevenzione può porsi come un argine che seppur non del tutto risolutivo può contribuire ad una diminuzione degli eventi delittuosi.