Era l’esattore delle tasse che seguì Gesù quando lo incontrò: San Matteo è apostolo e tra gli evangelisti ad annunciare la Buona Novella.
San Matteo diventa uno dei Dodici apostoli quando avviene l’incontro con il Signore che lo invita a seguirlo. Lui lascia tutto, da pubblicano ed esattore delle tasse cambia vita e si mette a seguire Gesù.
È l’autore di uno dei tre Vangeli Sinottici. Gli altri evangelisti nel raccontare l’episodio del personaggio seduto al banco delle imposte a cui Gesù dice “Seguimi” lo identificano come Levi.
È possibile che sia il suo secondo nome. Faceva un lavoro tra i più disprezzati: poiché era un esattore delle tasse e quindi aveva a che fare con il denaro la sua professione era considerata in modo dispregiativo ed era detestata.
Si sa per certo che Matteo era di Cafarnao, in Galilea. Poi, al seguito di Gesù lascia la sua città e dopo la morte e Resurrezione di lui va a predicare e portare l’annuncio prima in tutta la Palestina poi anche altrove.
Il suo nome significa “dono di Dio”, San Matteo per il lavoro che svolgeva diventerà il protettore dei banchieri, ma anche di dognanieri, ragionieri, contabili e della Guardia di finanza.
Esempio di conversione, San Matteo sceglie di seguire Gesù senza esitazione, comprendendo con il dono della fede che lui era il Signore.
Il Vangelo di Matteo si colloca tra i tre Vangeli Sinottici e tra tutti e quattro è il più corposo composto da 28 capitoli. La sua narrazione parte dalla genealogia di Gesù, prosegue con la nascita, la vita adulta, la predicazione per arrivare alla missione del Messia.
Mentre gli altri Vangeli sono scritti in greco il suo è l’unico ad essere scritto non solo in ebraico, ma nella lingua locale, l’aramaico, e questo attesta che sia il primo ad essere stato scritto tra i quattro.
I destinatari della sua narrazione sono prevalentemente i connazionali. Il Vangelo è scritto in forma ritmica con tratti poetici e si denota una lettura scorrevole e piana.
Per quanto riguarda la fine della vita di San Matteo ci sono alcune fonti che ne attestano la morte naturale, altre che lo vedono martire.
Secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine nel corso di un viaggio in Etiopia che San Matteo aveva intrapreso per convertire il re Egippo resuscitò la figlia di lui, Ifigenia.
E poichè voleva tutelare l’integrità della ragazza e toglierla dalle grinfie dello zio Itarco questo lo fece uccidere mandando dei sicari durante una celebrazione eucaristica.
Le sue reliquie dopo 300 anni dalla sua morte furono prima traslate in Bretagna per arrivare poi a Salerno in cui si trovano tuttora nella cattedrale a lui dedicata.
Nell’arte è rappresentato spesso nell’atto di scrivere ispirato da un uomo alato. Celebre è la raffigurazione della chiamata di San Matteo di Caravaggio.